16 febbraio – Pozzi senza fondo

Sveglia alle 6 per finire di scrivere la puntata di ieri. Indecente. 6.30 colazione, 7 partenza. Sulla strada incrociamo 3 ragazze dirette a scuola: “Forza salite, siete già in ritardo!”, così le ammonisce tonton Christian. Il Lauan ci attende sulla grande soglia bianca di casa. Indossa un lungo abito chiaro alla maniera musulmana, con un cappellino cilindrico altrettanto chiaro sul capo. Unico ornamento, sull’anulare della mano sinistra campeggia un grosso anello d’argento un pesante rubino incastonatovi. Siamo i benvenuti. La piccola corte interna, antistante a quella che probabilmente è la sua vera magione arroccata dietro ad alte mura, da su una stanzetta. Entriamo. Si tratta di un salottino di ricevimento con sedili in pelle color testa di moro (tanto per stare in tema) e una sedia da ufficio nera, il trono moderno del capo villaggio. Il drappo tricolore si mostra fiero in un angolo, proprio sotto alla foto del Presidente che stringe la mano al Boss.

La comunità è riconoscente al lavoro che il Cumse ha svolto negli anni, tutti hanno beneficiato dei pozzi costruiti o ristrutturati, Il grande magazzino di stoccaggio, prima che ci fossero le classi per i ragazzi, è stato utilizzato come scuola primaria. Insomma tra le varie attività, chi per un verso, chi per un altro, ognuno ha ricevuto qualcosa. Ma tutto l’aiuto del mondo non basta se non sai gestirlo e maneggiarlo con cura. Il Lauan ha istituito appositi comitati di manutenzione per proteggere le opere realizzate. Sentire ciò mi dona una certa confidenza e speranza.

Conosco la città di Lazzate? Degli amici del capo erano soliti inviare da lì calendari del Milan molto apprezzati dal nostro eminente personaggio. Mi sventola sotto al naso le ultime edizioni ricevute: 2018, 2019. Non so nulla di calcio ma l’occasione vuole che si faccia buon viso a cattivo gioco. Ho delle domande? Beh vorrei capire bene come funziona e quanto si estende il suo potere. E’ un funzionario della pubblica amministrazione. Il presidente dispone dei suoi prefetti i quali si rivolgono a dei sotto prefetti, i quali parlano con i governatori, i quali delegano ai Lauan le mansioni da svolgere.

Un esempio? Se c’è da mobilitare il villaggio di Mayami per una vaccinazione è il Lauan che comunica (anche casa per casa) alla sua gente dove e quando andare in un determinato luogo. Voglio comprare un terreno? E’ lui che risponde davanti ai funzionari di una vendita simile, assumendosi la responsabilità di aver donato le terre dei governatori a soggetti affidabili e validi. Cose così. Foto ricordo di rito e si riparte. La strada sabbiosa divide pochi alberi e qualche striscia di deserto, agli estremi sono situati piccoli villaggi di fango e paglia, alcune donne marciano fiere con i loro secchi d’acqua sul cranio. Intravedo delle abitazioni costruite completamente con del fieno, sembrano uscite dalla fiaba dei 3 porcellini. Sono i nomadi, spiega Christian, non disturbano nessuno, prendono in prestito i terreni per un po’, giusto il tempo di far brucare i loro modesti greggi per poi ripartire alla ricerca di qualche altro pascolo florido. Sia il Lamidò che il Lauan non hanno nulla in contrario alla breve occupazione del loro suolo, conoscono bene che si tratta di soste brevi e temporanee, non c’è bisogno di rivendicare con loro il concetto di proprietà privata. Mi piace questo metodo elastico e funzionale di redimere le controversie. Pur non essendocene, trovo sia un bel modo per stabilizzare la comune convivenza civile. Tappa alla scuola secondaria. Il direttore è disponibile e gentile, necessita guarda caso urgentemente di un pozzo, tutto il mondo circostante potrebbe approfittare delle esternalità positive della struttura, i ragazzi sono tanti e un domani si vorrebbe edificare anche un liceo.

L’acqua è vita, serve. Rimango toccato dalla questione, quasi quasi potrei usare tutti i miei risparmi per fare un bel perforamento apponendoci sopra il mio nome per vana gloria. Sono mosso da generosità, bisogna dare nella vita, i soldi non fanno la felicità (ma la miseria figuriamoci), poi un domani i giovani studenti con del potenziale che diventeranno ricchi e famosi si ricorderanno di quel generoso Nassara e mi offriranno l’opportunità di vivere di rendita.
Freno i cavalli, qualche passo più avanti si erge la struttura della scuola primaria. “Hey ma qui un pozzo c’è, ed è stato persino costruito dal Cumse, si legge bene la targhetta!” penso… “chissà perché allora dicono che per la secondaria sia tanto urgente, eppure è molto vicino? Bah!”, mentre pondero perplesso chiedo al mio socio: “Funziona?”.
Pensa di sì, come sarebbe a dire pensa? Non lo sa? Proseguiamo verso l’ospedale statale costruito in mezzo al nulla. La corrente manca, c’è un’altra pompa per l’acqua ma, pur essendo completamente nuova, non va manco per sbaglio. Chiedo al custode se può dirmi qualcosa riguardo a quello scavato di fronte alla scuola.
“Ah, certamente, non funziona da quasi un anno!”. Ma come no? Ma perché? Andiamo a chiedere alle insegnanti, le quali sanno a mala pena dove si trova il preside, “è in un altro edificio impegnato con la premiazione di un evento sportivo tra scuole”. Mi hanno soppresso la sfilata per la festa della gioventù, ma il calcio persiste, come un fungo infestante, ovunque e sempre. Opinabile scelta a mio avviso! Montiamo sul pick up e ci dirigiamo verso il quartiere in cui si tiene la gara.
Il direttore ci accoglie calorosamente, come potrebbe esserci utile? Spiegandoci perché non ci sia acqua per la scuola ad esempio!
Si è rotto un pezzo, l’assistenza comunale ha già ordinato quello che serve ma mancano i soldi per pagarlo e quindi di ordinarlo non se ne parla. Dato che sia i bambini che gli adulti sovente si servono del sistema di pompaggio per procurarsi il prezioso liquido, a furia di giochi, di botte e di scossoni, la leva della pompa è semplice a rompersi, il costo dei ricambi è ovviamente alto e, dunque, la riparazione e la rimessa in moto richiedono lunghi tempi. Meno male che il Lauan ci aveva garantito manutenzione e competenza… dove sono finiti tutti i miei sogni verdi speranza? Devo dirlo? Al cesso, chiaramente!
L’ufficio dell’amministrazione è poco distante da dove ci troviamo, un amico del mio caro energumeno lavora proprio lì. Espletati gli inutili ma obbligatori convenevoli ci accomodiamo nel suo studio, l’aria condizionata a palla mi disturba. La spegne. Chiama l’addetto alla manutenzione, è in procinto di adoperarsi per l’aggiustatura. Vorremmo parlare con il sindaco. L’amico di Chri appura, in avanscoperta, che anche quest’ultimo avrebbe piacere di vederci.
Ci accomodiamo nella grande sala. Un tappeto blu e nero ricopre il pavimento, divanetti e poltrone decorate a tema floreale, celeste e bianco, somigliano a grosse porcellane cinesi. Anche il giovane e potente primo uomo del villaggio conosce il Cumse, è già a lui noto il fatto del pozzo, appena arriverà il ricambio sarà possibile provvedere. Sono tempi duri, i soldi sono pochi, non appena ne avranno un po’ si mobiliteranno, le richieste sono moltissime non è semplice star dietro a tutte. Se il comune portasse gli attacchi dell’energia elettrica vicino alla scuola si potrebbe installare una pompa elettrica capace di: ridurre gli atti di vandalismo che di solito causano il danneggiamento dell’impianto, migliorare la qualità della vita di coloro che, da soli, fanno fatica ad utilizzare il sistema manuale.Se ne può parlare.

Congedato il primo cittadino ci spostiamo nei campi coltivati dalla fondazione. Moringa e cipolle ovunque. Madame Beatrice ci accoglie calorosamente. E’ lei la spina dorsale, come sempre, dei lavori agresti. Sempre lei si occupa di coordinare l’attività di suo marito, dei suoi pochi aiutanti e dei suoi figli.
Voglio contare le piante, la cosa li fa sorridere, mi lasciano fare. Sembro uno di quei corvi usciti dalle recite dei bambini americani delle elementari.
Mani dietro la schiena e passi lunghi, cappello in testa ed è subito colonizzazione!
Mentre mi vergogno di me stesso per questa mia posa involontaria, noto che i germogli della pianta di Karité stanno finalmente attaccando. A differenza degli anacardi però, già ben cresciuti, questi ultimi fanno più fatica e sono più lenti nello sviluppo. Pazienza, come per in ogni altra cosa in questo paese.
Il magazzino del Cumse è in ottime condizioni, anche stavolta madame Beatrice non ha oziato. Ci sono progetti stimolanti in ballo, le cose si fanno interessanti, sarà meglio congedarci per rifletterci un po’ sopra. Meglio non affrettare troppo le cose come di mio solito. Ringrazio la donna e saluto rispettosamente la famiglia.

A casa ci aspetta il pranzetto di Marlis: coqui e platano al vapore. Il coqui (scritto come non lo so) è un humus di ceci o fagioli bianchi e spezie cotto a bagno-maria in un sacchetto di plastica. Si presenta come una palla gialla secca e morbida. Spacchettata dall’involucro emana un denso profumo e una consistenza piuttosto morbida.
Il platano di suo è buono ma anche un tantino secco. L’idea di mangiare la pietanza tipica con un qualche sugo li fa ridere… bah, per me non era una brutta idea.
Arrangiatevi! L’uomo nero torna dalla famiglia e io mi metto in giardino, col sedere al caldo poggiato bene sul salottino pulito di fresco, a leggere un po’ di cosette interessanti sulle piante coltivabili nella zona del Camerun e sul problema della deforestazione. Nell’armadio del Dottore ho trovato un paio di pantaloncini corti. Ebbene ancora una volta le risposta è: sì! Sono partito per il Camerun sapendo di dover star via 10 mesi, conscio del fatto che avrei potuto spostarmi in zone semi desertiche, senza inserire in alcuna valigia (3 da 20 kg l’una) neanche una braghetta corta, ma manco di striscio proprio! Diciamolo al mio 3: 1, 2, 3: Coglion*!  Marlise vuole fare il riso freddo per cena, va al mercato lasciandomi insultare in solitaria. L’Harmattan spira selvaggiamente, il clima inizia a dare segni di cambiamento anticipati. Verso un buon bicchiere di succo di limone fresco, mi appoggio delicatamente al morbido schienale provvisto di cuscino e penso a tutta quella gente che nel mio stesso momento si trova in un ufficio o in qualche ospedale. Inutile ribadire quanto cul* ho per trovarmi qui attualmente. Sarebbe già abbastanza immorale così se non fosse che per cena mi aspetta un’ insalata verde con avocado, barbabietola, cipollina e carote da accompagnare ad un contorno di riso bianco (il mio preferito) bagnato da un bel po’ di Vinaigrette. Cena spaziale a lume di candela visto che, a una certa, la corrente ha ben pensato di mollarci in balia di noi stessi, che infamata!
Domani mi piacerebbe tornare dal capoccia di turno (il Lauan) per chiedere spiegazioni: mica erano quelli della manutenzione e dell’ottima gestione delle risorse per la conservazione del bene comune? Mi sembra una supercazzola prematurata in stile governo Draghi. Qualcosa mi puzza. Non ho ancora spiegato a Chri il mio desiderio di disturbare l’autorità locale, ma immagino come reagirà! Male. Non è uomo da contestare i poteri forti… lui, io ancora non so, domani avrò qualche certezza in più!

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