29 gennaio – “Seee… questo è un uomo?”
Perdonerete l’eresia di questo titolo aggressivo, ma arriviamo dritti dritti dalla giornata della memoria e io sono ancora in fase metabolizzante.
Non mi permetterei mai di fare allusioni al tema, il gioco di parole si presta per trattare ben altri argomenti. Ebbene sì, la mia virilità è stata messa alla prova.
Sono figlio della società occidentale, in cui i maschi guadagnano ancora più delle femmine, in cui le femmine subiscono ancora mobbing sul lavoro, in cui, sempre i maschi si rifanno le sopracciglia e, sempre le femmine non si radono i peli delle ascelle per protesta. Insomma vengo da lì.
Pur ritenendo l’universo femminile una creazione decisamente più evoluta e complessa di quello maschile, può essere che inconsciamente io abbia serbato degli stereotipi capaci di consolidare delle convinzioni non sempre vere. Vedete?
Non oso dire FALSE. Sono involontariamente maschilista? Non saprei. “Donna al volante pericolo costante… vero o falso? DIPENDE!”. Facciamo un analisi veloce.
Dunque, tutte le volte in cui anziché dire: “quella persona è coraggiosa” o “ha fegato”, dico “ha le palle” o “2 palle quadre” o “2 palle così (con gesto annesso)”, offendo le quote rosa.
Tutte le volte in cui la mia faccia assume una espressione da ebete mista a quella che potrebbe assumere un pesce palla in stato comatoso nello sbirciare la scollatura o il didietro di un esemplare femmina, impongo la mia convinzione di superiorità. Eh sì perché da dove mai potrebbe derivarmi il diritto di inquietare psicologicamente
una giovane donna con i miei lineamenti usciti direttamente da un Kandinskij?
Solo l’atavica convinzione di poterlo fare. Altrimenti non si spiega. La mano morta poi? C’è davvero qualcuno che
ancora esercita queste pratiche? Forse sì, probabilmente è un maschio. Ma attenzione. Non sono qui per inimicarmi gli amici. Né per arruffianarmi le donzelle con facili favoritismi. Il mio ragionamento, di matrice maschia, nasce dal fatto che oggi tutte queste convinzioni inconsce o consce che fossero, sono andate bellamente a farsi benedire.
Penso in fin dei conti che sia solo un bene liberarsi di ciò che il mondo ti ha inculcato senza che tu glielo abbia chiesto. Certo sarebbe stato carino trovare una maniera un po’ meno umiliante ma va bene così, mi ritengo privilegiato (questo si chiama saper perdere!). Lasciatemi spiegare.
Mi sono svegliato alle 8 perché la sveglia ha stranamente ammutinato. Primo segno di debolezza. La voglio giocare su questo piano, molto banalmente, come a “Ciao Darwin”. Maschi Alpha da una parte, femminucce dall’altra. Spoiler i maschi Alpha perdono di brutto.
Non avendo nulla in agenda mi sono recato da Claris per approfondire ancora un po’ le mie conoscenze riguardo alla condizione femminile. Devo ammettere che queste discussioni sono davvero edificanti, la mia contro interlocutrice è saggia e conosce molto bene la realtà sociologia e antropologica della sua nazione. Il dialogo naufraga su argomenti di ogni tipo, dalle potenzialità della moringa, a quelle dell’albero di Neem (ammesso che si scriva così), fino alla sua tesi di dottorato in “Food Technology” che da quel che ho potuto comprendere è indirizzata allo studio dei processi di lavorazione e conservazione dei cibi.
Scopro che non solo il metodo di lavorazione delle materie prime è fondamentale, anche la quantità di cibo trattata fa la differenza. Non è sempre facile quindi processare la maggior quantità possibile per ottenere un prodotto finito della miglior qualità. Davvero molto interessante.
Tornando alle donne, mi spiega che loro sono quelle emarginate, è più difficile trovare un uomo vessato da condizioni di indigenza disperata, i maschi dotati di forza fisica, per selezione naturale, qualcosa si inventano, un lavoro anche mal pagato lo fan saltare fuori, per le femmine la questione è diversa.
Può capitare di trovarle in strada a fare l’elemosina, o intente a prostituirsi, le più fortunate, tra le mura di casa, le altre (quelle che una dimora non ce l’hanno) tra i cespugli della savana. Anche la prostituzione assume forme diverse, nelle città grandi è sviluppata con il classico sistema gerarchico del protettore.
Per le classi più agiate esistono i bordelli. Nei piccoli paesini e nelle realtà rurali invece è un mestiere privato, un business come un altro per arrancare alla fine del mese.
Philomene è malaticcia, così come Pierrette. “DEBOLI!” penso. Forse hanno un accenno di malaria, mi spiega Claris. “Ah e camminano ancora? Forti!”. Diane zoppica.
“Ha rotto una gamba!”. “Ma cammina non ha il gesso!”; “gesso?” continua Claris “la gamba con il tempo si sistemerà da sola, non ha bisogno del gesso!”.
Penso a come starei io con una gamba rotta: immagino mia madre in lacrime al mio capezzale, gli amici con gli Uni-posca pronti a disegnarmi una dedica (fallica) all’altezza del ginocchio, mio padre che sospira preoccupato vicino a mio fratello. Io che imploro la vista di un prete per l’estremo saluto. Diane invece cammina, ha una faccia un po’ sbattuta, ma marcia e sta ritta sulla schiena. Mi sa che la selezione naturale qui ha dei livelli ancor più alti di quelli che ingenuamente immaginavo.
Rientrato a casa trovo Godyene, e ancor prima di lei, noto i segni del suo passaggio. Il pavimento è uno specchio, le finestre spalancate arieggiano bene il soggiorno, dalla cucina arriva un aroma a dir poco interessante.
La sua mano santa è ovunque. Primo esempio di superiorità, io non sarei capace nè per indole nè per abilità, di raggiungere simili risultati. Mi attende un’insalata di avocado (roba che mi fa impazzire) e un piatto con bistecca di Zibù e patate al forno, il tutto contornato da cipolle fresche (che io abitualmente chiamo: “le caramelle della natura”, Calabria docet). 1 a 0 per le donne.
Vorrei organizzare una partita di calcio nel pomeriggio ma è iniziata la novena, dunque bisogna rispettare gli impegni istituzionali. Vado a casa delle ragazze verso le 16.30 di modo da fare la strada insieme. Brenda mi insegue. 7 anni, è scappata dalle mani della nonna per salutarmi e bighellonare con me. Io a 7 anni non sapevo nemmeno allacciarmi le scarpe. 2 a 0 per loro. (Per tutti coloro che lo stanno pensando la risposta è: No, non sono io ad essere scarso, son loro che son toste!).
Sulla soglia trovo Aisha con un secchio e un coltello in mano. Deve tagliare dei rami di alberi per le decorazioni della chiesa. Servono fiori e foglie per abbellire il modesto altare di cemento situato al centro della cappellina sul promontorio. Mi chiede aiuto. Non ha la taglia adatta per arrivare tanto in alto. Forse è la volta buona che segno un punto a nostro favore. Mi arrampico sulla pianta, ancora troppo giovane per reggere il mio peso. Rischio di spezzare tutto.
Scendo, lei in infradito si sale come cita, fa per tagliare, il coltello le si rompe in mano, cadendo di punta verso di me. Ho ancora lo sguardo fisso sul manico dell’utensile rimasto nei palmi di Aisha, la lama mi cade ad 1 cm dal piede. Il coraggio da leoni o, che dir si voglia, le famose “palle quadre”, amici… oggi proprio non so dove le abbia lasciate. Senza coltello la mia poderosa collega spezza i rami a mani nude e salta con l’abilità di Philippe Petit! 3 a 0.
Siamo in ritardo per il rosario, meglio sbrigarsi. Io prendo i rami, Aisha i fiori, Brenda il secchio e altri ramoscelli.
Ma come a 7 anni porta più cose di me? 4 a 0. La novena è molto meno pesante di quel che pensassi. Le donne sono tutte vestite a festa, i colori sgargianti dei loro abiti preponderano sullo spazio circostante irradiando la sala con la vistosa vivacità che li caratterizza. I canti accompagnati come sempre dalle immancabili percussioni si rivelano all’altezza delle tenute arlecchino.
All’uscita Aisha acquista un sacchettino di qualcosa. Una specie di polvere giallastra.Non ho capito bene di che si tratta. La apre con violenza e me ne versa un quintale sulla mano. “E’ ginger, io lo amo!”. Provo un po’ a leccarmi il palmo. Operazione, per altro certamente rientrante nelle norme igieniche anti-Covid! Anche a me piace molto lo zenzero, ne mangio a vagonate, ma questo qui è concentrato, insomma abbastanza forte da mettere alla prova le mie calabre papille gustative avvezze a ben altro piccante. Ne esco decentemente. Anzi no. Aisha prende il sacchetto e se ne versa metà nella bocca. “UUUUUUM che buono!”. Quanto stavamo? 5 a 0 palla al centro. Me ne versa ancora, in quantità superiore. Ne cedo una parte a Marie. 6 a 0.
Rose rientra dal liceo proprio nello stesso istante in cui noi varchiamo l’ingresso del centro. Aisha le corre incontro e la solleva di peso, trasportandola sulle spalle fino alla porta di casa. A me lasciano lo zainetto. 7 a 0. Mi sto stufando di sta cosa. Mica erano deboli, fragili e disperate? E’ il momento di rifarmi a Sarakè, credo di aver imparato finalmente il criterio con cui essere competitivo. Sbaglio, la mia amica è indulgente e mi invita più volte a riprovare. 8 a 0. Eh ma basta!
Mi riprendo, sto per vincere, sarebbe la prima volta in un mes… Claris interviene a gamba tesa sul mio possibile successo ordinando a tutti di mettersi ai propri posti per la preghiera. Non ho speranze di portare a casa i punti. Sto per arrendermi definitivamente quando Marie scopre di avere una grossa falena sulla schiena. Schizza in aria gridando un acuto estremo.
Oh, finalmente! Sono 12 ore che attendo un momento per essere maschio. Sposto leggermente la falena facendola scivolare dolcemente in terra. 8 a 1. Meglio che niente. Il comportamento dell’alata bestiola cattura i miei pensieri. Sbatte le grosse ali in modo forsennato, ora che la osservo meglio è davvero enorme, direi addirittura grassa per la sua categoria. Gira su sè stessa come una pazza, ma il suo peso le impedisce di levarsi in volo. Che stia morendo? O magari è solo attratta dalla luce che vorrebbe tanto tentare di raggiungere. Intravedo in questa scena un nefasto vaticinio riguardante il futuro dell’occidente.
Come noi anche lei cerca la luce, ma è ormai troppo tardi. Che sia la fine a cui siamo destinati? Ripeto (anche per la tranquillità della mia famiglia): non mi drogo.
Ammetto che lo zenzero in polvere potrebbe avere scatenato degli effetti collaterali.
Moses e Manassè irrompono nello stabile. Si siedono buoni e quieti unendosi alla nostra preghiera serale. Non mi han visto tutto il giorno, erano preoccupati.
Non me la bevo, mi sa che erano più attratti dalle 14 fanciulle della Maison che dal mio brutto muso. Ma la mia virilità è a terra, farò finta di credergli!