20 dicembre – Marza

Come previsto mi sveglio mentre il treno “sfreccia” in mezzo alla savana. Il Gilet Cumse mi ha fatto da federa per il “pulitissimo” cuscino del vagone letto! Ho fatto un SOGNO bizzarro, un temporale continuava a scuotere degli abeti contro i muri di casa: l’effetto di viaggiare in una cuccetta sotto lo stress delle rotaie.

Facciamo colazione e ad un certo punto il treno sosta in stazione. Dei bambini allungano le braccia verso noi passeggeri e camminano avanti e indietro canticchiando uno strano ritornello: “je veux les bouteilles vides” (voglio le bottiglie vuote).
Christian mi spiega che in questa zona la plastica è molto rara, le BOTTIGLIE sono un ottimo recipiente in cui conservare il miele della savana, quindi i ragazzi fanno incetta appena possono. Christian mi dice anche che essendo diffusa la religione islamica i ragazzi sono abituati a ripetere cantilene e trasferiscono questa musicalità nella lingua parlata. Ecco spiegato come “je veux les bouteilles vides” diventa un tormentone. (Voglio credergli sulla parola).

Arriviamo finalmente a Marza e approdiamo al centro Yves Plumey da suor Nicole. I ragazzi mi aspettavano e mi accolgono con una coreografia molto ben studiata. Non sono un grande fan di queste situazioni, vengo travolto dalle loro voci bianche e mi imbarazzo moltissimo. Parlo poco e male francese, ma loro parlano tutti inglese, dovremmo cavarcela per ora. La mia casa è gigantesca per una persona sola e il giardino quanto a dimensioni non scherza, la porta sul retro da su mezza savana. Mi sento molto piccolo.

 

Decido di farmi una DOCCIA come si deve, con tanto di spugna e sapone, apro il borsone e scopro che al suo interno si è rovesciato un litro di crema solare, chissà perché me lo aspettavo. Non chiedetemi come ma in qualche modo l’ho gestita. Finito di sistemare il problema crema mi siedo un attimo sul letto, solo in quel momento mi rendo conto che le mie scarpe sudice hanno lasciato traccia del loro passaggio in tutta la camera. Vorrei chiamare all’appello qualche santo ma sulla parete di fronte c’è un crocefisso fluorescente formato gigante che mi guarda minaccioso. Penso bene di trattenermi. Dopotutto se sono stato in grado di asciugare un litro di crema solare dal fondo di un borsone, saprò pulire un pavimento. Mi adopero e finalmente riesco a lavarmi. Meraviglioso.

Suor Nicole mi porta in giro per il centro, mi presenta alle sue ragazze e poi a Mr. Francois, un esperto nella cooperazione e lo sviluppo che ha deciso di ritirarsi a Marza per la pensione. Dice che non avrà problemi ad aiutarmi nell’imparare a scrivere progetti perché ha insegnato a tanta gente ed è la sua specialità. Je suis chanceux!

La suora ha un grande spirito di iniziativa, conosce il suo TERRENO palmo per palmo, mi mostra ogni albero da frutto: dall’avocado alla papaya, al banano africano e così via. Il tramonto ci distrae dalla lezione di agronomia, il sole si confonde tra i mandarini, è stupendo.

A cena mi racconta delle sue battaglie. In particolare va fiera del progetto di costruzione della casa delle ragazze. Dice di essersi battuta davanti al ministro dell’istruzione per avere l’ok all’avviamento dei lavori. Lo stabile è davvero ben fatto, Marcelin si è occupato della planimetria e dell’architettura. Ha un refettorio, una grande cucina, un’aula studio (alla quale per ora mancano i banchi) e, inoltre è dotata di docce e bagni. Ogni ragazza ha una camera o personale o in condivisione, psicologicamente, dice suor Nicole, è importante per loro avere i propri spazi.

C’è anche una macchina da cucire nel centro e Claris mi racconta (in inglese) che stanno cucendo i vestiti per il coro. Un giorno prepareranno un vestito su misura anche per me. Le MURA interne  sono state costruite con materiali morbidi, mentre per quelle portanti è stato scelto un misto tra i mattoni locali, sabbia e cemento, di modo da abbattere i costi ma garantire solidità e resistenza. Un’idea di Marcelin. Suor Nicole mi mostra poi il centro femminile delle Orsoline di recente costruzione, situato proprio a pochi metri dall’Yves Plumey.

Con l’avvento di novizie da tutto il Camerun verso questo enorme nuovo centro, la maison costruita da lei potrà beneficiare di qualche introito in più.
Di sicuro aumenterà la richiesta di camere da letto a Marza e lei per le ragazze ne ha diverse a disposizione.
Tres bien!

Per il momento, bonne nuit! Anche se non sarà facile addormentarsi.

Tenete presente che a fianco al crocefisso gigante c’è il poster di San Guido Maria Conforti (di cui finora ignoravo l’esistenza) la cui espressione severa mi incute terrore, in più ha gli occhi rivolti proprio verso il mio letto

CHE ANSIA TREMENDA!


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