21 dicembre – La cattedrale

Al mio risveglio, alzandomi dal letto di abete africano sapientemente intagliato da un artigiano locale, mi accorgo che la crema solare ancora impregnata un po’ nei vestiti, un po’ nel borsone e un po’ negli asciugamani, diffonde nell’aria un dolce profumo di pulito. Ecco che, com’è vero che molte delle più geniali idee nascono per caso o per errore, io ho inventato il mio personalissimo modo di profumare gli ambienti. Et voilà.

Sull’onda di questo ottimismo vi dico che fare il caffè utilizzando la bombola del gas mi riempie di orgoglio, vedo nel non essere saltato in aria un piccolo grande successo.

Soddisfatto mi dirigo con suor Nicole alla casa che ospitò negli ultimi anni della sua vita terrena Monsignor Yves Plumey. Dico terrena perché i segni del suo passaggio sono tutt’ora vividi e presenti nell’ambiente circostante. Tutto, dagli alberi piantati agli edifici costruiti, parla di lui. In casa sono stati ospitati due aspiranti genitori adottivi che desiderano prendersi cura del piccolo Gabriel. Lui tedesco e biondo, lei Camerunense e nera. Quando si dice gli opposti si attraggono!

Dopo la visita ci siamo diretti alla cattedrale di Ngaounderé luogo in cui è sepolto Yves Plumey. Io e suor Nicole, ognuno a modo suo, abbiamo pregato sulla sua tomba, Nicole dice che è uno spirito protettore e che si prenderà cura di me. La cosa NON mi tranquillizza affatto. Sapevate che Yves Plumey è stato ucciso tra le mura di casa sua in quanto scomoda personalità sul piano pubblico e politico? Lui per primo avrebbe avuto bisogno, a mio avviso, di un angelo custode più attento. Come credete che mi senta nel saperlo addetto alla mia protezione? Nella mia mente di codardo la paura prende il sopravvento e così mi rivolgo a tutte le divinità che conosco, comprese quelle indù, sperando di impietosirne qualcuna affinché collabori con il nostro sventurato Yves. Con rispetto parlando, due o tre teste sono meglio di una, non si sa mai!

Il pomeriggio è filato liscio, ho riposato fino alle 17. BELLA VITA! Dopodiché, insieme a Marcelin e suo figlio minore Yves Arthur, ho fatto un giro al santuario in costruzione a Marza. Yves Arthur ha pura di me, pensa che io sia un fantasma, dei passanti ci salutano: “NASSARA!” (Uomo bianco). Yves non é convinto del fatto che io sia buono, non c’e verso di spiegarglielo.

Ho chiesto a Marcelin se potevo andare a messa con lui domani alle 6.00 sta cosa che prometto alla gente di recarmi in luoghi di culto ad orari improponibili deve finire, ma quando uno è codardo cerca di conquistarsi proprio le grazie di TUTTI!

Al ritorno dalla passeggiata ci siamo infilati da Mr. Francois che, nel vederci, ha stappato due birrozze belle fresche, questo è il momento in cui ho realizzato che i numi, dall’alto, vegliano sulla mia zucca e mi sono favorevoli. Talmente era buona la birra che, in uno slancio di goliardia maschile da spogliatoio, ho proposto a Mr. Francois di imbiancargli il salone di casa. Ci ha pensato su: “Io, tu, Jacob e Marcelin possiamo fare il lavoro in fretta, sarebbe un bel risparmio, metto un po’ di birre nel frigo…” ESATTO, era proprio quello che volevo dire, nella mia mente è andata così: “Mr. Francois, se mi paga in birra le imbianco anche il giardino”. C’est parfait! Voleva aprirne un’altra, ero tentato, ma ho declinato, sono a Marza da due giorni soltanto, è ancora presto per perdere completamente qualsiasi forma di dignità!

Alle 19.00 è buio pesto, la nuit noire est déjà arrivée. Non ho voglia di dormire, ma sappiamo tutti che domani non ho scelta, mi tocca la levataccia delle 6.00! A presto gente!

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