24 febbraio – Bay watch

“Fsssssssh”… “fsssssssh”. Sento un rumore abbastanza vivace, parrebbe non essere troppo lontano da me. I miei sogni vengono bruscamente interrotti in piena notte. Sono le 4 e io non so manco come mi chiamo. Che strano sembra che piova. Che belle quelle notti dicembrina a casa, con il camino acceso e la pioggia all’esterno. I tetti ti riparano dall’umidità ma non ti privano della meravigliosa musica che le gocce battono sulle superfici che incontrano, trasformando condomini, tegole, davanzali e vetri in giganteschi xilofoni. Bello si, ma ora che ci penso io sono in Africa nella stagione secca, non può trattarsi della pioggia. Mi alzo mezzo rimbambito e guardò fuori dalla finestra.

Che sia l’Harmattan? Che abbia deciso di scatenare una tempesta di sabbia manifestando una volta per tutte la sua immensa e poderosa energia? Scosto un po’ la tendina rossa con le zebre, ma solo leggermente, ho paura che dal vetro arrivi chissà quale folata fastidiosa. Niente. Il mondo esterno sembra condurre normalmente la propria esistenza. Che abbiamo acceso il generatore di corrente? Ma si, sarà per forza così. Mi giro e mi rigiro nel letto, una volta svegliatomi fatico a riaddormentarmi. Mi libero della zanzariera sperando che ormai le infami siano andate a riposare. Il rumore persiste. Un paio d’ore dopo ripiombo in un sonno profondo. Mi pare di udire in lontananza la porta di Christian che si apre. Sono troppo addentro agli abissi della fatica per capire bene, le palpebre mi si serrano pesanti toccando le guance. Il rumore cessa. O così le mie orecchie ovattate dal sonno mi fanno percepire. Mah. Mi sveglio alle 9, fresco come una rosa. Preparo un buon caffè e lo verso anche per il mio compare. Vado a chiamarlo sarà in giardino. L’auto non c’è, dev’essere andato in cerca di un finestrino nuovo. Più oro nero per me!  Marlise arriva alle 10 e mi annuncia che oggi assaggerò il maiale con la manioca. Nessuna resistenza da parte mia, se proprio insiste faccia pure, anzi apparecchio già che ci sono. Suonano al campanello. Nessuno. Risuonando. Vado per la seconda volta al cancello domandando di chi si tratti, silenzio. Alla terza non rispondo più, Christian in ogni caso ha le sue chiavi, non voglio dare ulteriore soddisfazione ai furbi mocciosi.

Ricordo che anche io da ragazzetto avevo questo vizio di citofonare alla gente. Che burlone. Mi ricordo un estate un signore che sporgeva di poco dal balcone. Avevo notato che era intento a mettersi i calzoni e proprio quando stava per tirarseli alla vita decisi di scampanellare malamente ben nascosto dietro ad un muro. Ricordo ancora le risate nel vedere lui colto alla sprovvista, mollare i pantaloni e dirigersi in mutandine bianchi, canottiera e coppola al bordo del balcone con quel suo bel pancione bianco. Uno sguardo a destra e uno a sinistra. Poi la realizzazione del trovarsi in mutande e lo scatto frenetico verso l’intimità  delle mura domestiche. Che discolo che ero. Ora invece eh… assolutamente serio… se vabbeh!

Tra una chiacchiera e l’altra con la cara Marlise il nostro omone nero torna alla maison. “Vale stanotte hai lasciato l’acqua della doccia aperta, sentivo un rumore forte è andato avanti tutta la notte, ho trovato parecchia acqua in giro!” Ride di gusto nel vedere la mia faccia attonita. Ricordate la mia doccia al buio quasi a secco di ieri sera? Devo aver aperto al massimo il rubinetto e non ho prestato bene attenzione a richiuderlo al termine del lavaggio. Risultato, ho quasi rischiato di morire affogato nel deserto, in piena stagione secca. Che pirla, ma che pirla! Già immagino gli amici che mi perculano: “oh vale ma hai portato i braccioli? Potrebbero servirti eh!”.  Me lo merito. Chissà che grazie a me il Cumse non diventi la prima ong ad assumere bagnini in Africa! (Non so se dovrei proprio andarne fiero!) Finalmente ci sediamo a tavola, sono le 14. La donna di casa ha dei tempi tutti suoi. Interrompe i lavori a metà, va al mercato, torna, mi dice una cosa, riprende a fare ciò che deve, si ferma di nuovo per ripetere quello che mi ha spiegato un attimo prima. Insomma ci è andata anche bene volendo dire, sarebbe capace di finire i preparativi per il pranzo anche alle 15. Aspettare ha dei risvolti positivi. Lo scarico del water perde acqua. Christian fa in tempo ad andare a smontare tutto, pomeriggio acquisterà un meccanismo nuovo e lo sostituiremo. Vale davvero il detto: l’attesa è il preludio del gusto. Un pranzo squisito. La manioca si sposa divinamente con la salsa rossa del maiale. Infine dell’ottima insalata verde con barbabietole, carote, pomodori e cipolle! Meraviglia.

Non rimane che oziare in giardino con un bel bicchiere di succo di limone naturale fresco di frigo. È una vita dura ma qualcuno deve per farla amici. Marlise si da da fare all’ennesima potenza. Come mai tanta fretta? Deve andare al funerale di un parente di una cara amica, oggi non cenerà con noi, non vuole fare tardi. È davvero infaticabile, persa nelle sue faccende di tanto in tanto di soppiatto mi avvicino ad osservare cosa fa. Prima che si accorga della mia presenza passano anche diversi minuti. Dopodiché solleva lo sguardo e mi trova parato davanti con una faccia divertita: “mah! Valeryo sei proprio simpatico tu eh!” Viene assorbita  dai suoi pensieri, come se sprofondasse nelle sabbie mobili, per poi uscirne di colpo tornando tra noi comuni mortali. Le ordino di mollare tutto e mettersi in marcia, non mi va che tardi all’appuntamento! Christian rientra proprio mentre lei mi saluta. La cena è già in tavola, a noi maschietti nati con la camicia non resta che accomodarsi e addentare le pietanze. Riso bianco e quel che resa del maialino. Ma prima bricolage casalingo e sostituzione del marchingegno che regola lo scarico della toilette. Il lavoro eseguito a regola d’arte ci invoglia a favorire al desco. Io e Chri parliamo di tutto, storie d’amore liceali, complicità matrimoniale, la scoperta quotidiana nell’osservare i bambini, i segreti per una sana vita di coppia, l’importanza di accudire i genitori in tarda età. Passiamo di palo in frasca con la stessa agilità con cui le scimmie della foresta equatoriale balzano di ramo in ramo. Altrettanto rapidamente a fine dibattito sbarazziamo la cena, l’ultima liana porta dritta dritta al materasso. Mi ci fiondo dopo la doccia, avendo la certezza che nessuna perdita possa più minare il riposo di noi guerrieri.

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